GLI EBREI IN ITALIA – STATISTICHE
11ott
GLI EBREI IN ITALIA - STATISTICHE
di Dagoberto Husayn Bellucci
“Uomini siate e non pecore matte si che di voi tra voi ‘l giudeo non rida”
(Dante Alighieri)
“Notiamo a Livorno una colonia ebrea; quando e come venisse si ignora; ma, per indovinar giusto, può farsene rimontare l’origine alle prime monete che presero a circolare fra noi. Dov’é monetà è Ebreo! A qual numero assommano è cosa incerta, avvegnachè l’eterno loro sospetto li consiglia a dissimularlo. Partecipi della natura dei gatti, non li ammansisci; nulla con essi giova; l’amicizia non sentono: ogni loro affetto non oltrepassa la circonferenza dello scudo. O in Toscana, o in Romagna, o in Polonia per ogni dove per loro è l’Egitto, Egiziani i popoli. Passano attraverso i secoli e la gente come l’olio in acqua: non si confondono. Essi, gli eletti, essi i veri figli di Dio: alla fine verrà l’aspettato Messia, ed allora noi Amorrei, noi Amaleciti, ben potremmo chiamarci avventurosi se ci useranno per somieri. Quando furono dispersi mutarono pelo, non vizio; di leoni si fecero volpi, e la guerra di sangue convertirono in guerra di frodi.”
( Francesco Domenico Guerrazzi livornese, patriota italiano da “Note Autobiografiche” scritte dal carcere di Portoferraio nel 1833)
Abbiamo cercato nel nostro primo intervento sulla presenza ebraica in Italia (o per esser più esatti, utilizzando la dizione ebraica di I’tal’yà ovvero Isola della rugiada divina, nell’avamposto giudaico accampato nel nostro paese dai periodi più antichi della storia della repubblica romana) di identificare l’Ebreo alla luce del suo esclusivismo razziale. Come detto è il sangue che assicura la ‘continuità’ della razza ebraica (di ogni razza per esser precisi) ed in particolare – in base alla legge rabbinica – la linea matrilineare che garantisce la “purezza” razziale. Vale per gli ebrei come per i non ebrei.
Vediamo adesso di smentire quanto ci viene dichiarato ufficialmente dall’Unione delle Comunità Ebraiche (UCEI) in merito al ‘numero’ degli appartenenti alla “razza eletta” ovvero confutare la cifra dei cosiddetti 35mila giudei presenti sul territorio nazionale. Cifra bassissima che non tiene ovviamente ‘conto’ sia dei tantissimi conversi sia dei cripto-giudei per non parlare di coloro – e non sono pochi – che hanno adottato un cognome ‘ariano’ (o comunque non riconducente ad ambienti giudaici).
E’ un problema essenziale per comprendere esattamente quanti sono gli ebrei nel nostro paese e qual’è la loro influenza nella vita economica, sociale, politica e anche religiosa. Per capire l’importanza del problema statistico inerente l’ebraismo italiano basti pensare a quanti giudei sono ‘entrati’ a far parte della classe dirigente utilizzando una rinnovata identità ma , ancor più pericoloso, è il tentativo di assimilazione nella società attraverso i matrimoni “misti” e la contaminazione del sangue di elementi non ebrei.
Un problema già affrontato durante gli anni del Ventennio fascista da Giovanni Preziosi , direttore de “La Vita Italiana” e – per dirla con lo storico Renzo De Felice – “forse l’unico vero e coerente antisemita italiano del XXmo secolo e certo uno dei pochissimi antisemiti italiani che non ripeteva pappagallescamente le parole e gli slogan altrui, ma che, indubbiamente, per oltre trent’anni “studiò” l’ebraismo italiano…” (1).
Preziosi infatti era arrivato a stabilire (2) la cifra di circa 100mila appartenenti alla razza ebraica sulla base delle sue statistiche che comprendevano – come invitava a fare durante gli anni in cui affrontò e studiò la questione ebraica – sia ricerche condotte sulla base dei cognomi degli ebrei italiani e stranieri presenti sul territorio che quelle relative alle conversioni – soprattutto al cattolicesimo – che si intensificarono a partire dalla seconda metà del XIXmo secolo.
Un problema dunque nel problema causato dalla mancanza di linee generali, di un’indirizzo di educazione razziale, di metodi. Per quanto riguardava gli ebrei – più ancora degli altri italiani – era spesso impossibile risalire genealogicamente indietro nel tempo a causa di diversi aspetti sia relativi agli spostamenti interni alle comunità sia per ciò che riguardava da un lato gli ebrei che erano arrivati a posizioni privilegiate mediante nomine di titoli nobiliari (mancò una censimento araldico serio su molte famiglie dell’aristocrazia nazionale) sia coloro che mutarono il cognome assumendone altri “non ebrei” che infine – ancor più rilevante – quelli tra loro che decisero di convertirsi. Le fonti battesimali che secondo la dottrina cattolica avrebbero dovuto “purificare” l’anima – non certo il sangue – del converso di turno si sarebbero, con il varo delle cosiddette leggi razziali del 1938, riempite di ‘aspiranti’ cristiani. Una pretesa assurda: l’ebreo potrà mutare identità civile o religiosa ma rimane ebreo.
Ora il problema che si porrà fin dall’inizio è quello di ‘censire’ esattamente il numero degli ebrei sulla base non delle cifre indicate da enti ebraici (che , del resto, non tengono in conto proprio dei molti ebrei “assimilati” in un modo o nell’altro alla società dei ‘goyim’ e quindi eliminano dai loro registri elementi appartenenti alla razza) fuorvianti e assolutamente falsificanti la realtà; ma della consistenza fattuale del giudeo (in quanto appartenente ad una comunità di sangue) nella vita italiana.
Stabilire l’ammontare della popolazione ebraica fu tutt’altro che facile anche per Preziosi e i suoi collaboratori ai quali non bastò certamente il censimento , effettuato sulla base della cosiddetta legislazione razziale, del 22 agosto 1938. Intanto c’è da premettere che il numero degli ebrei censiti dalle comunità non potrà mai essere quello definitivo proprio perchè viene considerato solo l’ebreo appartenente o iscritto alla stessa comunità e quasi sempre senza alcuna distinzione tra ebrei italiani e ebrei stranieri residenti in Italia (ammesso poi che esista questa differenza considerando che gli ebrei comunque sono alieni da qualsivoglia comunità ‘nazionale’ o ‘etnica’ poichè la patria degli ebrei sono gli altri ebrei con buona pace per qualunque ideale di bandiera, patria o nazionalità).
I censimenti ufficiali dello Stato italiano effettuati nel 1911 e soprattutto nel 1931 – precedenti a quello su ‘basi razziali’ voluto dal Fascismo sette anni più tardi – non danno il numero di coloro che dichiararono all’epoca di professare culti diversi da quello israelita. Non è una ‘sottigliezza’ se si considera che nel 1911 furono 653.404 le persone che dichiararono di non professare alcun culto, cifra scesa a 17283 vent’anni più tardi. A questi censimenti dunque non è possibile credere considerando che le incertezze e i dubbi aumentavano se si prendeva in considerazione gli ebrei indigeni delle colonie appartenenti al Regno d’Italia, gli ebrei stranieri residenti e quelli italiani all’estero. Il buio più totale.
Queste le cifre relative agli Ebrei italiani nei tre censimenti presi in esame:
1911 – 32.825
1931 – 39.112
1938 – 47.252
Come rilevato altrove si nota un incremento demografico dell’elemento ebraico nel periodo preso in considerazione. Non è un incremento relativo anche se tale aumento di popolazione ebraica dev’essere considerato alla luce delle annessioni del 1918 che, all’indomani del primo conflitto mondiale, portarono all’ebraismo italiano circa 7mila nuove unità (specialmente grazie al feudo ebraico di Trieste. Un migliaio furono gli stranieri che assunsero, nel ventennio 1911-31, la cittadinanza italiana.
Ma è comunque un incremento reale contrariamente a quanto asserisce il De Felice che scrive: “Da queste cifre risulta chiaramente: a) che quasi un decimo di coloro che al censimento del 1931 dichiararono di non professare alcun culto era di origine ebrea; b) che lo sbalzo tra le cifre del 1931 e del 1938 sta tutto nel criterio religioso del primo e razzistico del secondo. Il numero di coloro che professavano il culto israelitico nel 1931 (39.112) è addirittura più elevato di quello di coloro che lo professavano secondo le rilevazioni del 1938 (37.241); quelli che provocano lo sbalzo sono (oltre ai 1367 di nessuna religione) i 7.019 ebrei che sin dalla nascita risultavano cristiani (6.881) , di altra religione cristiana (135) e di altra religione non cristiana (3), figli, cioè, di genitori già convertiti prima della loro nascita o di matrimoni misti a prevalenza non israelitica.” (3)
Niente di più falso proprio perchè è razzialmente che si deve considerare il problema ebraico. Quindi i 7.019 ebrei “cristiani” sono da considerarsi , a tutti gli effetti, di razza ebraica. Ancor più rilevante sarebbe stato l’incremento se – a queste cifre – si fossero addizionate quelle relative agli ebrei convertiti, ai cripto-ebrei che aveva adottato cognomi ‘ariani’, ai “nuovi cristiani” che cercarono nelle fonti battesimali una ‘verginità razziale’ proprio per sfuggire alla ‘cerca’ dell’ebreo così maldestramente imbastita dal regime fascista.
Gli ebrei stranieri residenti in Italia secondo il censimento del 1938 era di 10.173 e anche su questa cifra sarebbe da analizzare quanti tra loro ottennero, prima e dopo il 2.o conflitto mondiale la nazionalità italiana soprattutto perchè ciò ci aiuterebbe a comprendere esattamente l’entità del giudaismo nazionale reale nell’immediato dopoguerra (allontanando così anche le pretese ‘vittime’ olocaustiche tricolori delle quali vanno da tempo scrivendo interessati ambienti sterminazionisti). Comunque è certo che il numero di questi ebrei stranieri andrà aumentando progressivamente dal censimento dell’11 a quello del 38 a causa dei flussi migratori provenienti dall’Europa centro-orientale e considerando che una grossa aliquota di questi ebrei era praticamente fissa nel nostro paese come residente e quindi parte integrante dell’Ebraismo nazionale.
In merito all’incremento della popolazione ebraica in Italia (4) nel periodo in esame c’è inoltre da soffermarci anche sull’entità degli ebrei italiani residenti nelle colonie e all’estero: nel 1931 il loro numero era di 511 unità (di cui 385 in Libia ripartiti tra Tripolitania 331 e Cirenaica 54 ; 108 nelle Isole dell’Egeo, 16 in Eritrea e 2 in Somalia)
alle quali però , dato essenziale, erano da aggiungere quelle relative agli ebrei indigeni (5) che ammontavano ad oltre 28.600 così suddivisi:
- Libia 24.024 (di cui 21.138 in Tripolitania e 2.886 in Cirenaica);
- Isole dell’Egeo (Dodecaneso) 4.371;
- Eritrea 193;
- Somalia 11;
Cifre che , per intenderci, non possono lasciare tranquilli: quanti tra questi 28.600 ebrei indigeni appartenenti alle diverse colonie italiane raggiunsero il nostro paese assicurandosi cittadinanza all’indomani del conflitto mondiale? Quanti e quante tra questi ebrei contrassero matrimoni con elementi non ebraici? Sappiamo di una vasta comunità di ebrei libici (in Libia l’elemento ebraico complessivamente costituiva il 3.57% della popolazione) residenti nella capitale: sono questi inseriti o no nelle ‘stime’ dell’UCEI che parlano di “35mila ebrei in Italia”?
Ma torniamo adesso all’entità dei soli ebrei italiani. Essi erano così ripartiti: 41.224 residenti nei capoluoghi di provincia e 4.137 in altri comuni. A questi si devono aggiungere 7.767 ebrei stranieri residenti nei capoluoghi e 1.975 in altri comuni. Come si noterà la cifra ottenuta raggiunge e supera le 55mila unità dando sicuramente un valore alle affermazioni del Preziosi che, sulla base di uno spoglio dei cognomi ebraici presenti nell’Annuario Generale del Regno d’Italia e pubblicate nel 1920, assicurava imponente l’influenza ebraica nel nostro paese: “Gli ebrei sono, in Italia, alla testa della grande banca; danno una percentuale altissima di membri ai Consigli d’Amministrazione delle nostre Società Anonime; sono numerosi tra i membri del Senato e della Camera dei Deputati; occupano i primi e i più importanti posti delle nostre Amministrazioni di Stato. Nel campo dell’insegnamento sono numerosissimi e alcune facoltà delle nostre Università sono divenute un loro campo chiuso. Hanno nelle mani quasi tutte le Case editrici librarie d’Italia. Molta parte dei giornali quotidiani sono nelle loro mani…Nè si dimentichi, che tutte le iniziative affaristiche, anche quelle a tinta patriottica, hanno alla loro testa un ebreo.” (6)
Il cosiddetto “risorgimento” in Italia nel XIXmo secolo non fu forse un autentico “risorgimento ebraico”? Quando nel 1848 si schiusero i ghetti d’Italia i maggiori centri dell’ebraismo erano: Livorno – la Sion d’Italia – ,Roma, Trieste, Mantova, Ancona, Venezia, Torino, Ferrara, Firenze, Venezia e Verona.
I rivolgimenti che avrebbero abbattuto le monarchie ‘assolutiste’ dei diversi Stati pre-unitari italiani furono avvenimenti direttamente influenzati, suscitati e diretti da elementi ebraici come giustamente ci fa notare Carlo Alberto Roncioni che scrive: “L’opera compiuta dagli Ebrei in Piemonte per interessare i pubblici poteri alla causa della loro emancipazione fu messa in luce dall’ebreo Giuseppe Levi. Gli ebrei diffusero libri, giornali, pubblicazioni a loro favorevoli, premiarono gli autori che scrissero in difesa del giudaismo, parteciparono alle agitazioni patriottiche dando al paese uomini e denaro. Un drappello di ebrei torinesi si unì ai volontari delle altre comunità ebraiche e formò la 7.a compagnia Bersaglieri Ebrei. Nel periodo della formazione d’Italia emerse Manin, il dittatore di Venezia, dal lato paterno di puro sangue ebraico. Suo padre era figlio di genitori ebrei veronesi convertiti: Samuele e Allegra Medina i quali avevano assunto il cognome Manin in onore al loro padrino al fonte battesimale. Cavour dovè in parte la sua elezione a deputato, nel 1853, al rabbino maggiore Lelio Cantoni che allora godeva alta autorità negli ambienti politici della capitale. Fra i parecchi Ebrei collaboratori di Cavour, il più in vista fu Isacco Artom, suo segretario particolare, divenuto più tardi segretario generale agli Esteri, posto che occupò per diversi anni. Artom fu il primo ebreo entrato in Senato. Operarono vicino a Cavour all’Interno molti Ebrei: il giornalista Dina, il caricaturista Redenti, nato Nacnami, Giuseppe Finzi, ex mazziniano, D’Ancona, Avigdor e , fuori d’Italia, i banchieri Rothschild e Fould, coi quali ebbe rapporti frequentissimi. Fra gli artefici del nostro Risorgimento, Giuseppe Mazzini è stato il più vicino all’anima ebraica. Così pensa Ercole Specos, il quale sostiene che il motto mazziniano “Dio e Popolo” era stato il motto dei profeti d’Israele. Mazzini a Londra ebbe ad un dato momento come factotum Luigi Wolff che passava per tedesco, ma che parlava alla perfezione l’inglese, il francese e l’italiano. Più tardi si scoprì che era un Ebreo. Sempre Mazzini nel 1947 scriveva degli Ebrei: “Eglino meritano amore, rispetto e stima al pari di qualunque altro…Fino a tanto che non si avrà riguardo a questa classe di nostri connazionali, fino a tanto che non le sarà concesso di stare a contatto con noi, sempre ci staremo servi: saranno essi obbligati a portarci inimicizia e ostilità di pensieri e oltre alla mancanza di un poderoso aiuto dal lato di questi nostri concittadini avremo le forze dei nemici interni ed esterni raddoppiate.”. Ebrei erano i Nathan amicissimi di Mazzini. (…) Anche attorno a Garibaldi , gli Ebrei non scarseggiarono. Liquidati i “sentimentali” che avevano rischiato la pelle per fare l’Italia, gli affaristi presero il sopravvento e cominciò la scalata a tutti i poteri da parte di avventurieri senza scrupoli. Gli Ebrei – gli eterni sfruttatori delle fatiche altrui – che, prima, si erano tenuti dietro le quinte, incominciarono lo spaccio del paradiso in terra, ma a scadenza dilazionata, per meglio organizzare nel frattempo il proprio parassitismo. E’ proprio a quest’epoca che risalgono le baronie e i titoli degli Ebrei Franchetti, Todros, Corinaldi, Montel, Leonino, Levi, Lombroso, Castelnuovo, Vitta seguiti più tardi dagli Ottolenghi, De Veali, Sacerdoti, Weil, Weiss, Padoa, Da Zara ecc La Massoneria fu la scala usata dagli Ebrei per l’arrembaggio al nuovo Stato. Costituito il Grande Oriente Italiano nel 1861 , fu posto a capo di esso un certo Cordova, al quale successero: De Luca, Frapolli, Lemmi, Ferrari, Nathan; il primo segretario del Grande Oriente fu Davide Levi; una tribù di Ebrei e di marrani. Lo strumento che più facilitò agli Ebrei la scalata al potere effettivo è stata la stampa. Anche gli Ebrei italiani si diedero perciò alla conquista della stampa. Guardiamo ai più importanti giornali italiani di allora. Nel 1870 il giornali crispino “La Riforma” aveva il suo principale collaboratore in Primo Levi; il mazziniano “Dovere” era sostenuto da Nathan; “L’Opinione” era stata fondata e diretta da Giacomo Dina, passato poi al “Corriere” di Milano, del quale è stato anche redattore politico Emilio Treves. Il deputato Raffaele Sonzogno è stato direttore della “Gazzetta di Milano”. Tutti ebrei. Nel 1880 si scoprì che i cinque principali giornali d’Italia erano sovvenzionati dal banchiere ebreo Obleight. Nel 1890 Roma aveva una loggia composta di soli Ebrei e i giornali “Tribuna”, “Riforma”, “Capitan Fracassa”, “Messaggero”, “Campidoglio” erano diretti e redatti da Ebrei. Anche la stampa liberale di Trieste era nelle mani di Ebrei mantovani, livornesi e armeni. Proprietari dell’agenzia Stefani erano gli Ebrei Obleight e Freidlander; corrispondente italiano della Reuter era l’ebreo Arbib. Per diciotto anni, dal 1905 al 1923, è stato presidente dell’Associazione della Stampa Italiana l’ebreo triestino Salvatore Barzilai, preceduto in tale carica dall’ebreo Luigi Luzzatti. (…) Da una statistica del 1922 risulta che di Ebrei al Governo italiano ce n’erano molti:
- Parlamento 64
- Corpi Consultivi, Consulta Araldica e Consiglio di Stato 25,
- Affari Esteri 54
- Colonie 11
- Amministrazione Interni 317
- Giustizia 398.” (7)
Vediamo ‘dunque’ dove erano disseminati gli ebrei italiani regione per regione e nelle principali province. Secondo le stime del censimento del 1938 gli ebrei erano così ‘accampati’:
- Lazio 12.943
- Lombardia 11.559
- Venezia Giulia e Zara 8.285
- Toscana 5.931
- Piemonte 5.439
- Veneto 3.822
- Emilia 2.964
- Liguria 2.770
- Marche 1.218
- Venezia Tridentina 989
- Campania 714
- Umbria 224
- Sicilia 202
- Abruzzi e Molise 138
- Puglie 122
- Sardegna 67
- Calabria 24
- Lucania 10
Ora secondo le stime attuali non si registrerebbe presenza ebraica in molte delle regioni summenzionate. Mancherebbe qualsiasi elemento di razza ebraica in regioni dove il loro peso era considerato relativo ma comunque non irrilevante come la Sicilia, l’Abruzzo (quando in realtà di ebrei – per quanto riguarda la sola città di Pescara – ce ne sono e a iosa), Puglia, Sardegna, Calabria, Lucania. Dove sarebbero finiti questi ebrei risulta un mistero: semplicemente non sono affatto ‘conteggiati’ nelle statistiche dell’UCEI che non rilevano elementi appartenenti alla confessione israelitica nelle suddette regioni. Anche quì ovviamente si tratta di autentica menzogna: gli ebrei in queste regioni ci sono….anche se non esistono comunità organizzate nè luoghi di culto dove sia officiata la liturgia ebraica.
Prendiamo alcuni esempi: Alessandria e il Monferrato. In questa zona di ebrei ce ne sono a bizzeffe…al di là della vecchia sinagoga alessandrina essi esercitano prevalentemente attività commerciale (si pensi a Valenza Po capitale italiana dell’oro dove le oreficerie sono per la maggior parte in mani giudaiche) ma nell’annuario censimento degli ebrei in Italia la città – ed i ‘dintorni’ – non risulta affatto compresa come un vero e proprio feudo ebraico.
Altro esempio: Bologna. Nel capoluogo emiliano l’UCEI annualmente riporta la modesta cifra di qualche centinaia di soggetti appartenenti alla comunità…quando “Il Resto del Carlino” , in un articolo a firma proprio di un’eletta tale Paola Rodi, in occasione delle elezioni per la camera dei deputati e il senato del marzo 1994 (indette durante le festività ebraiche della pesah = pasqua che scatenarono l’ira dell’allora rabbino-capo d’Italia Elio Toaff e della presidentessa dell’UCEI , Tullia Zevi) parlerà delle “circa 400 famiglie ebree” della città felsinea….ovviamente se tale cifra fosse reale si dovrebbero conteggiare almeno un migliaio abbondante di soggetti di religione ebraica in Bologna.
Vediamo poi altri ‘casi’ al limite dell’idiozia quali i poco più di settecento ebrei residenti a Livorno….la Sionne italiana dove si ‘contano’ per lo meno 24 strade intitolate a ‘eminenti personalità dell’ebraismo italiano’ compresa “Via degli Ebrei vittime del Nazismo” (…immaginiamo solo la ‘fatica’ che ci ‘costerebbe’ scriverne l’indirizzo su qualunque lettera o cartolina..). A dir poco gli ebrei livornesi non sono meno di qualche migliaio se comprendiamo tutte le piccole medie aziende e i negozi, i banchi al mercato (feudo popolare ebraico) cittadino vicino al quale è situato anche l’unica macelleria kosher labronica.
Sempre secondo queste stime irrilevante sarebbe l’elemento ebraico nel modenese (135 unità comprendenti i giudei di Reggio Emilia che frequenterebbero la sinagoga della città estense). Falso. Basterebbe scorgere l’elenco telefonico – almeno quello di una decina di anni fa – per accorgersi dell’assoluta menzogna di simili cifre. Identiche constatazioni sono valide per Mantova, Ferrara e Verona dove di ebrei ce ne sono a iosa. Per non parlare poi degli ‘uffici’ del Mossad – servizio segreto israeliano – disseminato un pò ‘ovunque’ sotto ‘copertura’ , delle ditte di spedizione e trasporti “made in Israel” o delle agenzie di sicurezza e investigazione spesso feudi giudaici (si registrano in proposito anche evidenti ‘contatti’ con ambienti direttamente collegati al Ministero dell’Interni ovvero organi di polizia vari).
Vediamo le ‘cifre’ secondo il censimento del 1938 (di cui sopra) tra le province maggiormente giudaizzate d’Italia:
- Roma 12.799
- Milano 10.219
- Trieste 6.085
- Torino 4.060
- Livorno 2.332
- Firenze 2.326
- Genova 2.263
- Carnaro 1.782
- Ancona 1.031
- Bologna 1.000
- Bolzano 938
- Padova 748
- Ferrara 733
- Napoli 678
- Mantova 589
- Modena 547
- Alessandria 449
- Pisa 416
- Verona 414
- Vercelli 325
- Lucca 315
- Parma 247
- Gorizia 239
- La Spezia 219
- Siena 219
- Como 197
- Brescia 195
- Imperia 193
- Cuneo 182
- Perugia 180
- Novara 170
- Varese 163
- Asti 150
- Grosseto 149
- Treviso 147
- Istria 130
- Friuli 129
- Reggio Emilia 129
- Piacenza 124
- Pesaro Urbino 109
- Rovigo 109
- Aosta 103
ecc ecc
Davvero è possibile credere che intere comunità ebraiche siano ‘scomparse’ nel “nulla” dopo la 2.a Guerra Mondiale? Dove sarebbero andati a finire i 547 ebrei modenesi (ne rimane meno di un quarto a sentire l’UCEI)? E i 449 ebrei alessandrini? Per non parlare poi di interi nuclei ebraici che sono letteralmente , o quasi, “evaporati” nel nulla (e non ci si continui a ‘raccontare’ delle fole olocaustiche perchè onestamente poco , per niente, credibili) come quelli residenti allora nelle province di Pisa, Lucca, Gorizia, La Spezia, Siena, Como, Brescia, Imperia, Perugia, Varese, Grosseto, Treviso, Piacenza, Rovigo o Aosta. Non risulta , in queste province, che vi siano consistenti nuclei familiari ebrei dopo la 2.a guerra mondiale….alcune di queste addirittura risultando completamente svuotate da elementi giudaici.
Sempre secondo quel censimento per esempio risultavano 66 ebrei a Viterbo e a L’Aquila. Oggi la cifra comunicata dall’UCEI è uguale a …zero! E i 49 ebrei cagliaritani, i 75 catanesi, i 95 savonesi o i 20 residenti a Campobasso e provincia dove sarebbero andati a ‘finire’?
Domande. Dubbi. Sospetti. Soprattutto un dato che emerge evidente: alla ‘realtà’ censitoria dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane bisogna opporre la realtà fattuale ricognitiva….basta la semplice ricerca sugli annunci mortuari dei quotidiani delle differenti province o l’elenco dei beni catastali città per città , l’elenco telefonico o quello dei registri civici delle unioni matrimoniali (ma anche qualche ricerca nei cimiteri per identificare sepolcri ebraici non sarebbe affatto ‘male’) per comprendere che la cifra pretesa dei “35mila ebrei in Italia” è nient’altro che una menzogna….
Nella società rovesciata della contemporaneità isterica e sodomizzata dai deliri di massa sappiamo che a ‘pochi’ interesserà un serio approfondimento ‘ginecologico’ e criteri razziali certi…Tant’é noi continueremo a ‘indagare’ al di là e oltre di tutte le ‘peripezie’ esistenziali degli esseri senza volto nè storia nè identità della società cosiddetta ‘moderna’.
Giovanni Preziosi scriverà la cifra di centomila elementi giudei nel 1938. Noi diciamo almeno il doppio forse il triplo considerando cripto-giudei, marrani, conversi, ‘arianizzati’ d’ogni latitudine…Il ‘resto’ è noia!
DAGOBERTO HUSAYN BELLUCCI
Dir. Resp. Agenzia Stampa “Islam Italia”
Note -
1) Renzo De Felice – “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo” ediz. “Einaudi” – Torino 1962 (ediz. tascabile 1993);
2) Giovanni Preziosi – articolo “Centomila?” in “La Difesa della Razza” – 5 Ottobre 1938;
3) Renzo De Felice – ibidem;
4) si consultino L.Livi – “Gli ebrei alla luce della statistica” – Firenze 1918-20 (2 voll) , R. Bachi – “La demografia degli ebrei italiani negli ultimi cento anni” in “Atti del Congresso Internazionale di studi sulla popolazione” Roma 1934 , “La demografia dell’ebraismo italiano prima della emancipazione” in “Scritti in onore di Dante Lattes” , Città di Castello, 1938;
5) R. Bachi – “Gli Ebrei delle colonie italiane. Note statistiche sul censimento 1931″ in “Rassegna mensile di Israel” gennaio-febbraio 1936 pp.385-96;
6) Giovanni Preziosi – “Giudaismo – Bolscevismo – Plutocrazia – Massoneria” ediz. Hoehnstaufen – Milano 1944;
7) Carlo Alberto Roncioni – “Il Potere Occulto” – ediz. Sentinella d’Italia – Monfalcone 1974. Sul ruolo svolto dai giudei nell’ideale repubblicano mazziniano dell’epoca si vedano del massone Luigi Armando Giovannini – “Mazzini e la Massoneria” 1972. In merito alla sinergia massonico-giudaica si veda quanto scritto Julius Evola nel suo “Tre Aspetti del Problema Ebraico” (ediz. di ‘Ar’ – Padova) nel quale è possibile leggere: “Una relazione esiste senza dubbio fra la tradizione ebraica e la Massoneria. Nel 1848 il massone Von Knigge ebbe a scrivere: “Gli Ebrei hanno riconosciuto saldamente che la Massoneria era il mezzo per fondare saldamente il loro impero segreto.”
Sul ruolo dell’ebraismo nelle vicende del Risorgimento italiano si consulti anche Piero Sella “Prima d’Israele” ediz. L’Uomo Libero – Milano e il nostro “I’tal’yà – Ebrei e lobbie’s ebraiche in Italia” ediz. Effepi – Genova;
Articolo pubblicato sul sito internet www.terrasantalibera.org – Marzo 2009
di Dagoberto Husayn Bellucci
“Uomini siate e non pecore matte si che di voi tra voi ‘l giudeo non rida”
(Dante Alighieri)
“Notiamo a Livorno una colonia ebrea; quando e come venisse si ignora; ma, per indovinar giusto, può farsene rimontare l’origine alle prime monete che presero a circolare fra noi. Dov’é monetà è Ebreo! A qual numero assommano è cosa incerta, avvegnachè l’eterno loro sospetto li consiglia a dissimularlo. Partecipi della natura dei gatti, non li ammansisci; nulla con essi giova; l’amicizia non sentono: ogni loro affetto non oltrepassa la circonferenza dello scudo. O in Toscana, o in Romagna, o in Polonia per ogni dove per loro è l’Egitto, Egiziani i popoli. Passano attraverso i secoli e la gente come l’olio in acqua: non si confondono. Essi, gli eletti, essi i veri figli di Dio: alla fine verrà l’aspettato Messia, ed allora noi Amorrei, noi Amaleciti, ben potremmo chiamarci avventurosi se ci useranno per somieri. Quando furono dispersi mutarono pelo, non vizio; di leoni si fecero volpi, e la guerra di sangue convertirono in guerra di frodi.”
( Francesco Domenico Guerrazzi livornese, patriota italiano da “Note Autobiografiche” scritte dal carcere di Portoferraio nel 1833)
Abbiamo cercato nel nostro primo intervento sulla presenza ebraica in Italia (o per esser più esatti, utilizzando la dizione ebraica di I’tal’yà ovvero Isola della rugiada divina, nell’avamposto giudaico accampato nel nostro paese dai periodi più antichi della storia della repubblica romana) di identificare l’Ebreo alla luce del suo esclusivismo razziale. Come detto è il sangue che assicura la ‘continuità’ della razza ebraica (di ogni razza per esser precisi) ed in particolare – in base alla legge rabbinica – la linea matrilineare che garantisce la “purezza” razziale. Vale per gli ebrei come per i non ebrei.
Vediamo adesso di smentire quanto ci viene dichiarato ufficialmente dall’Unione delle Comunità Ebraiche (UCEI) in merito al ‘numero’ degli appartenenti alla “razza eletta” ovvero confutare la cifra dei cosiddetti 35mila giudei presenti sul territorio nazionale. Cifra bassissima che non tiene ovviamente ‘conto’ sia dei tantissimi conversi sia dei cripto-giudei per non parlare di coloro – e non sono pochi – che hanno adottato un cognome ‘ariano’ (o comunque non riconducente ad ambienti giudaici).
E’ un problema essenziale per comprendere esattamente quanti sono gli ebrei nel nostro paese e qual’è la loro influenza nella vita economica, sociale, politica e anche religiosa. Per capire l’importanza del problema statistico inerente l’ebraismo italiano basti pensare a quanti giudei sono ‘entrati’ a far parte della classe dirigente utilizzando una rinnovata identità ma , ancor più pericoloso, è il tentativo di assimilazione nella società attraverso i matrimoni “misti” e la contaminazione del sangue di elementi non ebrei.
Un problema già affrontato durante gli anni del Ventennio fascista da Giovanni Preziosi , direttore de “La Vita Italiana” e – per dirla con lo storico Renzo De Felice – “forse l’unico vero e coerente antisemita italiano del XXmo secolo e certo uno dei pochissimi antisemiti italiani che non ripeteva pappagallescamente le parole e gli slogan altrui, ma che, indubbiamente, per oltre trent’anni “studiò” l’ebraismo italiano…” (1).
Preziosi infatti era arrivato a stabilire (2) la cifra di circa 100mila appartenenti alla razza ebraica sulla base delle sue statistiche che comprendevano – come invitava a fare durante gli anni in cui affrontò e studiò la questione ebraica – sia ricerche condotte sulla base dei cognomi degli ebrei italiani e stranieri presenti sul territorio che quelle relative alle conversioni – soprattutto al cattolicesimo – che si intensificarono a partire dalla seconda metà del XIXmo secolo.
Un problema dunque nel problema causato dalla mancanza di linee generali, di un’indirizzo di educazione razziale, di metodi. Per quanto riguardava gli ebrei – più ancora degli altri italiani – era spesso impossibile risalire genealogicamente indietro nel tempo a causa di diversi aspetti sia relativi agli spostamenti interni alle comunità sia per ciò che riguardava da un lato gli ebrei che erano arrivati a posizioni privilegiate mediante nomine di titoli nobiliari (mancò una censimento araldico serio su molte famiglie dell’aristocrazia nazionale) sia coloro che mutarono il cognome assumendone altri “non ebrei” che infine – ancor più rilevante – quelli tra loro che decisero di convertirsi. Le fonti battesimali che secondo la dottrina cattolica avrebbero dovuto “purificare” l’anima – non certo il sangue – del converso di turno si sarebbero, con il varo delle cosiddette leggi razziali del 1938, riempite di ‘aspiranti’ cristiani. Una pretesa assurda: l’ebreo potrà mutare identità civile o religiosa ma rimane ebreo.
Ora il problema che si porrà fin dall’inizio è quello di ‘censire’ esattamente il numero degli ebrei sulla base non delle cifre indicate da enti ebraici (che , del resto, non tengono in conto proprio dei molti ebrei “assimilati” in un modo o nell’altro alla società dei ‘goyim’ e quindi eliminano dai loro registri elementi appartenenti alla razza) fuorvianti e assolutamente falsificanti la realtà; ma della consistenza fattuale del giudeo (in quanto appartenente ad una comunità di sangue) nella vita italiana.
Stabilire l’ammontare della popolazione ebraica fu tutt’altro che facile anche per Preziosi e i suoi collaboratori ai quali non bastò certamente il censimento , effettuato sulla base della cosiddetta legislazione razziale, del 22 agosto 1938. Intanto c’è da premettere che il numero degli ebrei censiti dalle comunità non potrà mai essere quello definitivo proprio perchè viene considerato solo l’ebreo appartenente o iscritto alla stessa comunità e quasi sempre senza alcuna distinzione tra ebrei italiani e ebrei stranieri residenti in Italia (ammesso poi che esista questa differenza considerando che gli ebrei comunque sono alieni da qualsivoglia comunità ‘nazionale’ o ‘etnica’ poichè la patria degli ebrei sono gli altri ebrei con buona pace per qualunque ideale di bandiera, patria o nazionalità).
I censimenti ufficiali dello Stato italiano effettuati nel 1911 e soprattutto nel 1931 – precedenti a quello su ‘basi razziali’ voluto dal Fascismo sette anni più tardi – non danno il numero di coloro che dichiararono all’epoca di professare culti diversi da quello israelita. Non è una ‘sottigliezza’ se si considera che nel 1911 furono 653.404 le persone che dichiararono di non professare alcun culto, cifra scesa a 17283 vent’anni più tardi. A questi censimenti dunque non è possibile credere considerando che le incertezze e i dubbi aumentavano se si prendeva in considerazione gli ebrei indigeni delle colonie appartenenti al Regno d’Italia, gli ebrei stranieri residenti e quelli italiani all’estero. Il buio più totale.
Queste le cifre relative agli Ebrei italiani nei tre censimenti presi in esame:
1911 – 32.825
1931 – 39.112
1938 – 47.252
Come rilevato altrove si nota un incremento demografico dell’elemento ebraico nel periodo preso in considerazione. Non è un incremento relativo anche se tale aumento di popolazione ebraica dev’essere considerato alla luce delle annessioni del 1918 che, all’indomani del primo conflitto mondiale, portarono all’ebraismo italiano circa 7mila nuove unità (specialmente grazie al feudo ebraico di Trieste. Un migliaio furono gli stranieri che assunsero, nel ventennio 1911-31, la cittadinanza italiana.
Ma è comunque un incremento reale contrariamente a quanto asserisce il De Felice che scrive: “Da queste cifre risulta chiaramente: a) che quasi un decimo di coloro che al censimento del 1931 dichiararono di non professare alcun culto era di origine ebrea; b) che lo sbalzo tra le cifre del 1931 e del 1938 sta tutto nel criterio religioso del primo e razzistico del secondo. Il numero di coloro che professavano il culto israelitico nel 1931 (39.112) è addirittura più elevato di quello di coloro che lo professavano secondo le rilevazioni del 1938 (37.241); quelli che provocano lo sbalzo sono (oltre ai 1367 di nessuna religione) i 7.019 ebrei che sin dalla nascita risultavano cristiani (6.881) , di altra religione cristiana (135) e di altra religione non cristiana (3), figli, cioè, di genitori già convertiti prima della loro nascita o di matrimoni misti a prevalenza non israelitica.” (3)
Niente di più falso proprio perchè è razzialmente che si deve considerare il problema ebraico. Quindi i 7.019 ebrei “cristiani” sono da considerarsi , a tutti gli effetti, di razza ebraica. Ancor più rilevante sarebbe stato l’incremento se – a queste cifre – si fossero addizionate quelle relative agli ebrei convertiti, ai cripto-ebrei che aveva adottato cognomi ‘ariani’, ai “nuovi cristiani” che cercarono nelle fonti battesimali una ‘verginità razziale’ proprio per sfuggire alla ‘cerca’ dell’ebreo così maldestramente imbastita dal regime fascista.
Gli ebrei stranieri residenti in Italia secondo il censimento del 1938 era di 10.173 e anche su questa cifra sarebbe da analizzare quanti tra loro ottennero, prima e dopo il 2.o conflitto mondiale la nazionalità italiana soprattutto perchè ciò ci aiuterebbe a comprendere esattamente l’entità del giudaismo nazionale reale nell’immediato dopoguerra (allontanando così anche le pretese ‘vittime’ olocaustiche tricolori delle quali vanno da tempo scrivendo interessati ambienti sterminazionisti). Comunque è certo che il numero di questi ebrei stranieri andrà aumentando progressivamente dal censimento dell’11 a quello del 38 a causa dei flussi migratori provenienti dall’Europa centro-orientale e considerando che una grossa aliquota di questi ebrei era praticamente fissa nel nostro paese come residente e quindi parte integrante dell’Ebraismo nazionale.
In merito all’incremento della popolazione ebraica in Italia (4) nel periodo in esame c’è inoltre da soffermarci anche sull’entità degli ebrei italiani residenti nelle colonie e all’estero: nel 1931 il loro numero era di 511 unità (di cui 385 in Libia ripartiti tra Tripolitania 331 e Cirenaica 54 ; 108 nelle Isole dell’Egeo, 16 in Eritrea e 2 in Somalia)
alle quali però , dato essenziale, erano da aggiungere quelle relative agli ebrei indigeni (5) che ammontavano ad oltre 28.600 così suddivisi:
- Libia 24.024 (di cui 21.138 in Tripolitania e 2.886 in Cirenaica);
- Isole dell’Egeo (Dodecaneso) 4.371;
- Eritrea 193;
- Somalia 11;
Cifre che , per intenderci, non possono lasciare tranquilli: quanti tra questi 28.600 ebrei indigeni appartenenti alle diverse colonie italiane raggiunsero il nostro paese assicurandosi cittadinanza all’indomani del conflitto mondiale? Quanti e quante tra questi ebrei contrassero matrimoni con elementi non ebraici? Sappiamo di una vasta comunità di ebrei libici (in Libia l’elemento ebraico complessivamente costituiva il 3.57% della popolazione) residenti nella capitale: sono questi inseriti o no nelle ‘stime’ dell’UCEI che parlano di “35mila ebrei in Italia”?
Ma torniamo adesso all’entità dei soli ebrei italiani. Essi erano così ripartiti: 41.224 residenti nei capoluoghi di provincia e 4.137 in altri comuni. A questi si devono aggiungere 7.767 ebrei stranieri residenti nei capoluoghi e 1.975 in altri comuni. Come si noterà la cifra ottenuta raggiunge e supera le 55mila unità dando sicuramente un valore alle affermazioni del Preziosi che, sulla base di uno spoglio dei cognomi ebraici presenti nell’Annuario Generale del Regno d’Italia e pubblicate nel 1920, assicurava imponente l’influenza ebraica nel nostro paese: “Gli ebrei sono, in Italia, alla testa della grande banca; danno una percentuale altissima di membri ai Consigli d’Amministrazione delle nostre Società Anonime; sono numerosi tra i membri del Senato e della Camera dei Deputati; occupano i primi e i più importanti posti delle nostre Amministrazioni di Stato. Nel campo dell’insegnamento sono numerosissimi e alcune facoltà delle nostre Università sono divenute un loro campo chiuso. Hanno nelle mani quasi tutte le Case editrici librarie d’Italia. Molta parte dei giornali quotidiani sono nelle loro mani…Nè si dimentichi, che tutte le iniziative affaristiche, anche quelle a tinta patriottica, hanno alla loro testa un ebreo.” (6)
Il cosiddetto “risorgimento” in Italia nel XIXmo secolo non fu forse un autentico “risorgimento ebraico”? Quando nel 1848 si schiusero i ghetti d’Italia i maggiori centri dell’ebraismo erano: Livorno – la Sion d’Italia – ,Roma, Trieste, Mantova, Ancona, Venezia, Torino, Ferrara, Firenze, Venezia e Verona.
I rivolgimenti che avrebbero abbattuto le monarchie ‘assolutiste’ dei diversi Stati pre-unitari italiani furono avvenimenti direttamente influenzati, suscitati e diretti da elementi ebraici come giustamente ci fa notare Carlo Alberto Roncioni che scrive: “L’opera compiuta dagli Ebrei in Piemonte per interessare i pubblici poteri alla causa della loro emancipazione fu messa in luce dall’ebreo Giuseppe Levi. Gli ebrei diffusero libri, giornali, pubblicazioni a loro favorevoli, premiarono gli autori che scrissero in difesa del giudaismo, parteciparono alle agitazioni patriottiche dando al paese uomini e denaro. Un drappello di ebrei torinesi si unì ai volontari delle altre comunità ebraiche e formò la 7.a compagnia Bersaglieri Ebrei. Nel periodo della formazione d’Italia emerse Manin, il dittatore di Venezia, dal lato paterno di puro sangue ebraico. Suo padre era figlio di genitori ebrei veronesi convertiti: Samuele e Allegra Medina i quali avevano assunto il cognome Manin in onore al loro padrino al fonte battesimale. Cavour dovè in parte la sua elezione a deputato, nel 1853, al rabbino maggiore Lelio Cantoni che allora godeva alta autorità negli ambienti politici della capitale. Fra i parecchi Ebrei collaboratori di Cavour, il più in vista fu Isacco Artom, suo segretario particolare, divenuto più tardi segretario generale agli Esteri, posto che occupò per diversi anni. Artom fu il primo ebreo entrato in Senato. Operarono vicino a Cavour all’Interno molti Ebrei: il giornalista Dina, il caricaturista Redenti, nato Nacnami, Giuseppe Finzi, ex mazziniano, D’Ancona, Avigdor e , fuori d’Italia, i banchieri Rothschild e Fould, coi quali ebbe rapporti frequentissimi. Fra gli artefici del nostro Risorgimento, Giuseppe Mazzini è stato il più vicino all’anima ebraica. Così pensa Ercole Specos, il quale sostiene che il motto mazziniano “Dio e Popolo” era stato il motto dei profeti d’Israele. Mazzini a Londra ebbe ad un dato momento come factotum Luigi Wolff che passava per tedesco, ma che parlava alla perfezione l’inglese, il francese e l’italiano. Più tardi si scoprì che era un Ebreo. Sempre Mazzini nel 1947 scriveva degli Ebrei: “Eglino meritano amore, rispetto e stima al pari di qualunque altro…Fino a tanto che non si avrà riguardo a questa classe di nostri connazionali, fino a tanto che non le sarà concesso di stare a contatto con noi, sempre ci staremo servi: saranno essi obbligati a portarci inimicizia e ostilità di pensieri e oltre alla mancanza di un poderoso aiuto dal lato di questi nostri concittadini avremo le forze dei nemici interni ed esterni raddoppiate.”. Ebrei erano i Nathan amicissimi di Mazzini. (…) Anche attorno a Garibaldi , gli Ebrei non scarseggiarono. Liquidati i “sentimentali” che avevano rischiato la pelle per fare l’Italia, gli affaristi presero il sopravvento e cominciò la scalata a tutti i poteri da parte di avventurieri senza scrupoli. Gli Ebrei – gli eterni sfruttatori delle fatiche altrui – che, prima, si erano tenuti dietro le quinte, incominciarono lo spaccio del paradiso in terra, ma a scadenza dilazionata, per meglio organizzare nel frattempo il proprio parassitismo. E’ proprio a quest’epoca che risalgono le baronie e i titoli degli Ebrei Franchetti, Todros, Corinaldi, Montel, Leonino, Levi, Lombroso, Castelnuovo, Vitta seguiti più tardi dagli Ottolenghi, De Veali, Sacerdoti, Weil, Weiss, Padoa, Da Zara ecc La Massoneria fu la scala usata dagli Ebrei per l’arrembaggio al nuovo Stato. Costituito il Grande Oriente Italiano nel 1861 , fu posto a capo di esso un certo Cordova, al quale successero: De Luca, Frapolli, Lemmi, Ferrari, Nathan; il primo segretario del Grande Oriente fu Davide Levi; una tribù di Ebrei e di marrani. Lo strumento che più facilitò agli Ebrei la scalata al potere effettivo è stata la stampa. Anche gli Ebrei italiani si diedero perciò alla conquista della stampa. Guardiamo ai più importanti giornali italiani di allora. Nel 1870 il giornali crispino “La Riforma” aveva il suo principale collaboratore in Primo Levi; il mazziniano “Dovere” era sostenuto da Nathan; “L’Opinione” era stata fondata e diretta da Giacomo Dina, passato poi al “Corriere” di Milano, del quale è stato anche redattore politico Emilio Treves. Il deputato Raffaele Sonzogno è stato direttore della “Gazzetta di Milano”. Tutti ebrei. Nel 1880 si scoprì che i cinque principali giornali d’Italia erano sovvenzionati dal banchiere ebreo Obleight. Nel 1890 Roma aveva una loggia composta di soli Ebrei e i giornali “Tribuna”, “Riforma”, “Capitan Fracassa”, “Messaggero”, “Campidoglio” erano diretti e redatti da Ebrei. Anche la stampa liberale di Trieste era nelle mani di Ebrei mantovani, livornesi e armeni. Proprietari dell’agenzia Stefani erano gli Ebrei Obleight e Freidlander; corrispondente italiano della Reuter era l’ebreo Arbib. Per diciotto anni, dal 1905 al 1923, è stato presidente dell’Associazione della Stampa Italiana l’ebreo triestino Salvatore Barzilai, preceduto in tale carica dall’ebreo Luigi Luzzatti. (…) Da una statistica del 1922 risulta che di Ebrei al Governo italiano ce n’erano molti:
- Parlamento 64
- Corpi Consultivi, Consulta Araldica e Consiglio di Stato 25,
- Affari Esteri 54
- Colonie 11
- Amministrazione Interni 317
- Giustizia 398.” (7)
Vediamo ‘dunque’ dove erano disseminati gli ebrei italiani regione per regione e nelle principali province. Secondo le stime del censimento del 1938 gli ebrei erano così ‘accampati’:
- Lazio 12.943
- Lombardia 11.559
- Venezia Giulia e Zara 8.285
- Toscana 5.931
- Piemonte 5.439
- Veneto 3.822
- Emilia 2.964
- Liguria 2.770
- Marche 1.218
- Venezia Tridentina 989
- Campania 714
- Umbria 224
- Sicilia 202
- Abruzzi e Molise 138
- Puglie 122
- Sardegna 67
- Calabria 24
- Lucania 10
Ora secondo le stime attuali non si registrerebbe presenza ebraica in molte delle regioni summenzionate. Mancherebbe qualsiasi elemento di razza ebraica in regioni dove il loro peso era considerato relativo ma comunque non irrilevante come la Sicilia, l’Abruzzo (quando in realtà di ebrei – per quanto riguarda la sola città di Pescara – ce ne sono e a iosa), Puglia, Sardegna, Calabria, Lucania. Dove sarebbero finiti questi ebrei risulta un mistero: semplicemente non sono affatto ‘conteggiati’ nelle statistiche dell’UCEI che non rilevano elementi appartenenti alla confessione israelitica nelle suddette regioni. Anche quì ovviamente si tratta di autentica menzogna: gli ebrei in queste regioni ci sono….anche se non esistono comunità organizzate nè luoghi di culto dove sia officiata la liturgia ebraica.
Prendiamo alcuni esempi: Alessandria e il Monferrato. In questa zona di ebrei ce ne sono a bizzeffe…al di là della vecchia sinagoga alessandrina essi esercitano prevalentemente attività commerciale (si pensi a Valenza Po capitale italiana dell’oro dove le oreficerie sono per la maggior parte in mani giudaiche) ma nell’annuario censimento degli ebrei in Italia la città – ed i ‘dintorni’ – non risulta affatto compresa come un vero e proprio feudo ebraico.
Altro esempio: Bologna. Nel capoluogo emiliano l’UCEI annualmente riporta la modesta cifra di qualche centinaia di soggetti appartenenti alla comunità…quando “Il Resto del Carlino” , in un articolo a firma proprio di un’eletta tale Paola Rodi, in occasione delle elezioni per la camera dei deputati e il senato del marzo 1994 (indette durante le festività ebraiche della pesah = pasqua che scatenarono l’ira dell’allora rabbino-capo d’Italia Elio Toaff e della presidentessa dell’UCEI , Tullia Zevi) parlerà delle “circa 400 famiglie ebree” della città felsinea….ovviamente se tale cifra fosse reale si dovrebbero conteggiare almeno un migliaio abbondante di soggetti di religione ebraica in Bologna.
Vediamo poi altri ‘casi’ al limite dell’idiozia quali i poco più di settecento ebrei residenti a Livorno….la Sionne italiana dove si ‘contano’ per lo meno 24 strade intitolate a ‘eminenti personalità dell’ebraismo italiano’ compresa “Via degli Ebrei vittime del Nazismo” (…immaginiamo solo la ‘fatica’ che ci ‘costerebbe’ scriverne l’indirizzo su qualunque lettera o cartolina..). A dir poco gli ebrei livornesi non sono meno di qualche migliaio se comprendiamo tutte le piccole medie aziende e i negozi, i banchi al mercato (feudo popolare ebraico) cittadino vicino al quale è situato anche l’unica macelleria kosher labronica.
Sempre secondo queste stime irrilevante sarebbe l’elemento ebraico nel modenese (135 unità comprendenti i giudei di Reggio Emilia che frequenterebbero la sinagoga della città estense). Falso. Basterebbe scorgere l’elenco telefonico – almeno quello di una decina di anni fa – per accorgersi dell’assoluta menzogna di simili cifre. Identiche constatazioni sono valide per Mantova, Ferrara e Verona dove di ebrei ce ne sono a iosa. Per non parlare poi degli ‘uffici’ del Mossad – servizio segreto israeliano – disseminato un pò ‘ovunque’ sotto ‘copertura’ , delle ditte di spedizione e trasporti “made in Israel” o delle agenzie di sicurezza e investigazione spesso feudi giudaici (si registrano in proposito anche evidenti ‘contatti’ con ambienti direttamente collegati al Ministero dell’Interni ovvero organi di polizia vari).
Vediamo le ‘cifre’ secondo il censimento del 1938 (di cui sopra) tra le province maggiormente giudaizzate d’Italia:
- Roma 12.799
- Milano 10.219
- Trieste 6.085
- Torino 4.060
- Livorno 2.332
- Firenze 2.326
- Genova 2.263
- Carnaro 1.782
- Ancona 1.031
- Bologna 1.000
- Bolzano 938
- Padova 748
- Ferrara 733
- Napoli 678
- Mantova 589
- Modena 547
- Alessandria 449
- Pisa 416
- Verona 414
- Vercelli 325
- Lucca 315
- Parma 247
- Gorizia 239
- La Spezia 219
- Siena 219
- Como 197
- Brescia 195
- Imperia 193
- Cuneo 182
- Perugia 180
- Novara 170
- Varese 163
- Asti 150
- Grosseto 149
- Treviso 147
- Istria 130
- Friuli 129
- Reggio Emilia 129
- Piacenza 124
- Pesaro Urbino 109
- Rovigo 109
- Aosta 103
ecc ecc
Davvero è possibile credere che intere comunità ebraiche siano ‘scomparse’ nel “nulla” dopo la 2.a Guerra Mondiale? Dove sarebbero andati a finire i 547 ebrei modenesi (ne rimane meno di un quarto a sentire l’UCEI)? E i 449 ebrei alessandrini? Per non parlare poi di interi nuclei ebraici che sono letteralmente , o quasi, “evaporati” nel nulla (e non ci si continui a ‘raccontare’ delle fole olocaustiche perchè onestamente poco , per niente, credibili) come quelli residenti allora nelle province di Pisa, Lucca, Gorizia, La Spezia, Siena, Como, Brescia, Imperia, Perugia, Varese, Grosseto, Treviso, Piacenza, Rovigo o Aosta. Non risulta , in queste province, che vi siano consistenti nuclei familiari ebrei dopo la 2.a guerra mondiale….alcune di queste addirittura risultando completamente svuotate da elementi giudaici.
Sempre secondo quel censimento per esempio risultavano 66 ebrei a Viterbo e a L’Aquila. Oggi la cifra comunicata dall’UCEI è uguale a …zero! E i 49 ebrei cagliaritani, i 75 catanesi, i 95 savonesi o i 20 residenti a Campobasso e provincia dove sarebbero andati a ‘finire’?
Domande. Dubbi. Sospetti. Soprattutto un dato che emerge evidente: alla ‘realtà’ censitoria dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane bisogna opporre la realtà fattuale ricognitiva….basta la semplice ricerca sugli annunci mortuari dei quotidiani delle differenti province o l’elenco dei beni catastali città per città , l’elenco telefonico o quello dei registri civici delle unioni matrimoniali (ma anche qualche ricerca nei cimiteri per identificare sepolcri ebraici non sarebbe affatto ‘male’) per comprendere che la cifra pretesa dei “35mila ebrei in Italia” è nient’altro che una menzogna….
Nella società rovesciata della contemporaneità isterica e sodomizzata dai deliri di massa sappiamo che a ‘pochi’ interesserà un serio approfondimento ‘ginecologico’ e criteri razziali certi…Tant’é noi continueremo a ‘indagare’ al di là e oltre di tutte le ‘peripezie’ esistenziali degli esseri senza volto nè storia nè identità della società cosiddetta ‘moderna’.
Giovanni Preziosi scriverà la cifra di centomila elementi giudei nel 1938. Noi diciamo almeno il doppio forse il triplo considerando cripto-giudei, marrani, conversi, ‘arianizzati’ d’ogni latitudine…Il ‘resto’ è noia!
DAGOBERTO HUSAYN BELLUCCI
Dir. Resp. Agenzia Stampa “Islam Italia”
Note -
1) Renzo De Felice – “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo” ediz. “Einaudi” – Torino 1962 (ediz. tascabile 1993);
2) Giovanni Preziosi – articolo “Centomila?” in “La Difesa della Razza” – 5 Ottobre 1938;
3) Renzo De Felice – ibidem;
4) si consultino L.Livi – “Gli ebrei alla luce della statistica” – Firenze 1918-20 (2 voll) , R. Bachi – “La demografia degli ebrei italiani negli ultimi cento anni” in “Atti del Congresso Internazionale di studi sulla popolazione” Roma 1934 , “La demografia dell’ebraismo italiano prima della emancipazione” in “Scritti in onore di Dante Lattes” , Città di Castello, 1938;
5) R. Bachi – “Gli Ebrei delle colonie italiane. Note statistiche sul censimento 1931″ in “Rassegna mensile di Israel” gennaio-febbraio 1936 pp.385-96;
6) Giovanni Preziosi – “Giudaismo – Bolscevismo – Plutocrazia – Massoneria” ediz. Hoehnstaufen – Milano 1944;
7) Carlo Alberto Roncioni – “Il Potere Occulto” – ediz. Sentinella d’Italia – Monfalcone 1974. Sul ruolo svolto dai giudei nell’ideale repubblicano mazziniano dell’epoca si vedano del massone Luigi Armando Giovannini – “Mazzini e la Massoneria” 1972. In merito alla sinergia massonico-giudaica si veda quanto scritto Julius Evola nel suo “Tre Aspetti del Problema Ebraico” (ediz. di ‘Ar’ – Padova) nel quale è possibile leggere: “Una relazione esiste senza dubbio fra la tradizione ebraica e la Massoneria. Nel 1848 il massone Von Knigge ebbe a scrivere: “Gli Ebrei hanno riconosciuto saldamente che la Massoneria era il mezzo per fondare saldamente il loro impero segreto.”
Sul ruolo dell’ebraismo nelle vicende del Risorgimento italiano si consulti anche Piero Sella “Prima d’Israele” ediz. L’Uomo Libero – Milano e il nostro “I’tal’yà – Ebrei e lobbie’s ebraiche in Italia” ediz. Effepi – Genova;
Articolo pubblicato sul sito internet www.terrasantalibera.org – Marzo 2009
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